I giochi della bambola tra innocenza e degenerazione. Morton Bartlett e la Real Doll di Elena Dorfman
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2038-6184/2663Parole chiave:
Bambola, manichino, Bartlett, Dorfman, narcisismo, giocoAbstract
La bambola da sempre esercita sull’immaginario adulto un fascino ineludibilmente perturbante. Se il significato più comune del termine è infatti quello di giocattolo per bambini, pure si evidenziano di questo oggetto sfumature metaforiche e stratificazioni semantiche che riferiscono il mondo della bambola al più ampio ambito delle rappresentazioni reificate della figura umana. Bambole, statue, manichini, automi, robot: intorno a un comune ambito concettuale, quello dell’artificialità, queste rappresentazioni emergono per una complessa polisemia e per una intrinseca attualità, nelle valenze filosofiche, sociologiche, psicologiche. Nel testo si prendono in considerazione le strutture psicologiche che informano il rapporto del soggetto umano con queste rappresentazioni, partendo dall’analisi dell’opera fotografica di due artisti contemporanei, Morton Bartlett ed Elena Dorfman, attraverso cui approdare all’evidenza dell’oggetto bambola come mito adulto.
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