https://psicoart.unibo.it/issue/feed PsicoArt – Rivista di arte e psicologia 2020-11-16T17:28:31+01:00 Chiara Tartarini psicoart@unibo.it Open Journal Systems <strong>PsicoArt – ISSN 2038-6184</strong> è una rivista <em>peer reviewed</em> ad accesso aperto fondata nel 2010, che ospita e promuove studi e ricerche di carattere interdisciplinare, sia storico che metodologico, sulle diverse relazioni tra le arti, la letteratura, la psicologia e la psicoanalisi. https://psicoart.unibo.it/article/view/11747 La Copertina: Pneuma di Christian Fogarolli 2020-11-05T13:09:42+01:00 Christian Fogarolli c.foga7@gmail.com 2020-11-16T00:00:00+01:00 Copyright (c) 2020 Christian Fogarolli https://psicoart.unibo.it/article/view/11445 Intermediality and Immersion in Gaudenzio Ferrari’s "Adoration of the Magi" in Chapel V of the Sacred Mountain of Varallo 2020-09-04T10:34:08+02:00 Fabio Tononi tononifabio@gmail.com <p class="Default">Questo studio propone che l’intermedialità nell’arte rinascimentale ha un forte impatto sia sullo spazio estetico che sull’attenzione, la memoria e l’immaginazione dell’osservatore. Nel fare ciò, il saggio si concentra sulla visione dell’<em>Adorazione dei Magi</em> che Gaudenzio Ferrari realizzò nella Cappella V del Sacro Monte di Varallo. Come suggerito nel manuale <em>Zardino de Oration</em>, che sottolinea la relazione tra la mente dell’osservatore e le storie percepite, il dialogo tra le arti che convergono nell’immagine di Gaudenzio ha uno scopo specifico, vale a dire, facilitare l’immersione nella scena osservata. L’impatto dell’intermedialità sull’osservatore è accentuato dalla verosimiglianza sia delle figure statuarie che di quelle dipinte. Come suggerisce l’evidenza empirica, alcuni tipi di risposte (ad esempio sorpresa, approccio o distacco) sembrano essere coinvolte durante la contemplazione di spazi estetici simili, a seconda di dove gli spettatori focalizzano la loro attenzione, attivando specifiche reti neurali nel cervello degli osservatori. Inoltre, l’intermedialità sembra guidare alti livelli di attenzione visiva; di conseguenza, ciò che è depositato nella memoria è maggiore per le esperienze di intermedialità che per le tipiche esperienze estetiche, confermando così le affermazioni sulla memoria contenute nel <em>Zardino de Oration</em>.</p> 2020-11-16T00:00:00+01:00 Copyright (c) 2020 Fabio Tononi https://psicoart.unibo.it/article/view/11444 Caring-With Dialogic Sculptures. A Post-Disciplinary Investigation into Forms of Attachment 2020-08-03T12:42:32+02:00 Elena Cologni elena.cologni@anglia.ac.uk <p>La ‘pratica dell'arte come ricerca come arte’ si propone di indagare attraverso l'arte dialogica come la formazione dell'identità sia collegata a esperienze di tipo micro-sociale e legate al luogo. Il progetto “Seeds of Attachment” di Elena Cologni è incentrato su una strategia non verbale attraverso l’adozione di una scultura-strumento, ispirato dai principi del “Mosaic Test” della psicologa Margaret Lowenfeld (1938-1954), e discusso in relazione ai precedenti storici in ambito di arte sociale. L'attivazione della scultura durante gli incontri con ‘madri’ lungo il percorso casa-scuola, mirava a offrire un contesto per comprendere come il loro attaccamento ai figli abbia influenzato lo sviluppo di un attaccamento al luogo. Questo approccio relazionale è definito <em>caring with - prendersi cura con </em>e sostenuto dall'etica della cura e dall'ecofemminismo. Le implicazioni dell'approccio artistico dialogico non verbale sono prese in considerazione in relazione alle nuove forme di <em>spatial practices</em> di genere per la ricerca sul luogo, a includere le <em>affordance</em> del luogo e come queste potrebbero portare ad una futura ricerca post-disciplinare.</p> 2020-11-16T00:00:00+01:00 Copyright (c) 2020 Elena Cologni https://psicoart.unibo.it/article/view/11446 “Le possibili varianti dell’adesso”. Intervista a Cesare Pietroiusti 2020-08-04T14:21:10+02:00 Sara Molho sara_mo@hotmail.it <p>Si riporta parte dell’intervista realizzata durante la stesura della tesi di laurea dall'Autrice. Il dialogo tocca la relazione tra conoscenza ed esperienza e quella tra spazio e tempo nel lavoro di Pietroiusti. Anticipa alcuni temi della prima retrospettiva che un museo abbia mai dedicato all’artista <em>Un certo numero di cose </em>(Bologna, 2019-2020).</p> 2020-11-16T00:00:00+01:00 Copyright (c) 2020 Sara Molho