TY - JOUR AU - Testa, Giuseppe PY - 2013/01/01 Y2 - 2024/03/28 TI - Feticci e relitti. L’idolo della ermafrodita nell’opera e al tempo di Freud JF - PsicoArt – Rivista di arte e psicologia JA - PsicoArt VL - 3 IS - 3 SE - Articoli DO - 10.6092/issn.2038-6184/3669 UR - https://psicoart.unibo.it/article/view/3669 SP - AB - La soluzione data da Freud alla questione dell’ermafroditismo è molto ambigua e, per intero, risolta in termini di psicopatia. Quando egli accolse nelle proprie ricerche l’incerta nozione di “narcisismo”, fu costretto a confrontarsi con i miti antichi: non solo quello di Narciso, ma anche quelli di Orfeo, Eros e Psiche. Freud conosceva queste favolose leggende solo a grandi linee: ne aveva un ricordo scolastico o una memoria desunta dai racconti del suo amico, Otto Rank. Fu forse a causa di questo difetto d’origine che egli finì per assimilare il concetto di “narcisismo” nella più vasta definizione di “omosessualità”. Studiati, tuttavia, da un punto di vista letterario o filosofico, le medesime fonti mitologiche portano a una conclusione diversa: il “narcisismo” non è una forma, contraffatta o nascosta, di feticismo della madre fallica, ma piuttosto una pulsione nevrotica che si sforza di vivere la libido a cavallo dei due sessi: vale a dire, un comportamento – bisessuale, e non omosessuale – da ermafrodita. Negli stessi anni in cui vi visse e vi lavorò Freud, è proprio questo che scrisse a Vienna Robert Musil, narrando la storia d’amore tra i fratelli, Ulrich e Agathe, nell’ “Uomo senza qualità”, il suo capolavoro.   ER -